martedì 15 settembre 2009

(S)oggetto dell'indagine

(6-9-9)

Spiegate le ragioni, andiamo all'oggetto.
Le periferie... Termine ambiguo. L'etimologia è greca, Peri-fherein, ossia "portare intorno". La periferia è la circonferenza, insomma.

Spero che la discussione di stasera arrivi ad una certezza almeno riguardo quali siano le "nostre" periferie.
Proprio perché ho il sospetto che non esista una vera e propria periferia palermitana, a parte quelle "naturali" del mare e delle montagne che chiudono Palermo in una conca, al momento per me è importante studiarle a seconda della loro tipologia per mostrare similitudini e differenze tra le stesse e tra queste e quello che normalmente non viene considerato "degradato", "zona a rischio" e via dicendo.
Ho scelto allora quattro differenti tipologie:

TIPOLOGIA UNO
Borgata, ossia qualcosa che non è "sulla circonferenza", ma resta come un'enclave, con un proprio codice linguistico, comportamentale e di potere, che non si capisce quanta connessione abbia effettivamente con ciò che lo circonda.
Le borgate da indagare sarebbero BORGO VECCHIO e ZISA.

TIPOLOGIA DUE
Il confine sul mare. Ho da sempre creduto ingiusto che il mare non sia sufficientemente esaltato a Palermo, a differenza di quanto accade in altre città della stessa Sicilia. Ne parleremo in abbondanza, intanto annuncio su quali "zone" mi piacerebbe a questo proposito lavorassimo:
ARENELLA e S.ERASMO (?)

TIPOLOGIA TRE
La periferia vera e propria, laddove c'era campagna. Sarebbe allora interessante studiare meglio il rapporto con la natura. Quanto la terra è stata usata come risorsa effettiva? Questo è un argomento molto inquietante, quello che più mi sta a cuore forse in assoluto, e che tira in ballo discussioni sul senso del progresso, sollevando riflessioni sullo scempio del paesaggio e la necessaria difesa dell’ambiente che per vivere- sopravvivere- nel postmoderno dovrebbe riguardarci tutti.
Sono tematiche sentite dagli abitanti di queste zone? Hanno problemi ben più grandi da risolvere, immagino..
Le periferie da studiare, molto diverse tra loro, potrebbero essere: BORGO NUOVO E BRANCACCIO

TIPOLOGIA QUATTRO
Il ghetto.
ZEN
Si sa, lo Zen è un capitolo a parte. Ne parlerò dopo esserci entrata almeno una volta.


Le tre linee tematiche scelte, "bellezza, immaginazione, necessità", "le radici delle solitudini", "identità e potere", applicate a queste zone, credo porterebbero portarci rispettivamente ad indagarle con in mente i seguenti obiettivi:

1) Alla luce anche dello studio delle periferie di altre città, cogliere la specificità di quella palermitana.
2) Quanto interesse viene mostrato per queste zone dai politici? Quanto da coloro che non abitano lì, i "non periferici"? Se esiste un'indifferenza alla riabilitazione di queste zone, qual è la sua causa? I rappresentanti delle circoscrizioni possono e non agiscono, non possono e non agiscono, possono ed agiscono?
3) Le connessioni di questi luoghi con la mafia. L'appartenenza.

Come si può uscire da questo circolo? Come si può immaginare che queste persone possano creare una nuova identità e rivendicare i loro diritti?
La bellezza naturale, che si chiama campagna e mare, ed "immaginata" dall'uomo, ossia l'arte, è costretta dalla necessità ad arretrare. La necessità spegne la voglia di bello. Senza avventurarmi in complesse analisi filosofiche, ricordo una frase di Mauriel Barbery, autrice dell'"eleganza del riccio": "Ai ricchi il dovere del bello. Altrimenti meritano di morire.".
E chi ricco non è?

Devo pensare che si debba accettare l'esistente e tollerarlo nelle sue ingiustizie, imparando a fare solo il proprio, ignorando ciò che intorno accade? Questo se pensassi che non ci sia nessun rimedio, ma io credo che nulla sia più difficile del cambiamento, ma nulla è più sciocco di crederlo impossibile.

Sono irredimibili? No.
Se la bellezza spinge a riconoscersi in un centro comune, alternativo rispetto a quello del potere locale mafioso, può essere concepita come risorsa indispensabile o è un'illusione senza alcun fondamento?

Dico bellezza in un modo enigmatico, perché per me è il mistero più grande di tutti.
Il degrado è l'assenza di bellezza. Noi mi piacerebbe che studiassimo gli effetti del luogo sulla persona per avere sempre più chiara consapevolezza delle influenze dello spazio sul proprio modo d'essere. E i residenti in queste zone? Ne sono consapevoli o no? Votano qualcuno che garantisce loro l'accesso alla bellezza o no? Alcuni si, altri no, forse. Esiste insomma un problema "periferia"- da intendersi nel senso di "degrado", brevemente spiegato sopra- per chi governa? O non può esistere perché chi dovrebbe decidere è già periferia, perché subordinato ad un altro potere più grande?
Chi è il capo?

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