martedì 17 gennaio 2012

Tutto il mondo è paese?

Differenze di contesto storico a parte, Palermo di oggi e la Manchester di più di un secolo e mezzo fa raccontata da Engels, potrebbero non essere poi così diverse.

Friedrich Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra, del 1845, Rinascita, 1955.
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La brutale indifferenza, l'isolamento insensibile di ciascuno nel suo interesse privato, diventa il più repellente e offensivi, tanto più questi individui sono ammassati, in uno spazio limitato. E, per quanto si possa essere consapevoli che questo isolamento dell'individuo, questa stretta egoista, è il principio fondamentale della nostra società in tutto il mondo, quindi in nessun luogo così sfacciatamente sfacciata, in modo consapevole come solo qui nella affollamento dei grandi della città. La dissoluzione del genere umano in monadi, di cui ognuno ha un principio a parte, il mondo degli atomi, è qui svolta alla sua estrema massima.
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Ogni grande città ha uno o più quartieri poveri, dove è affollata la classe operaia insieme. È vero, la povertà si sofferma spesso in vicoli nascosti vicino ai palazzi dei ricchi, ma, in generale, un territorio separato è stato assegnato ad esso, dove, rimosso dalla vista delle classi più felici, si può lottare insieme come può. Queste baraccopoli sono abbastanza equamente distribuite in tutte le grandi città d'Inghilterra, la peggiore case nel peggiore dei quartieri delle città, di solito uno o due piani, casette in lunghe file, magari con cantine utilizzate come abitazioni, quasi sempre irregolare costruito. Queste case di tre o quattro stanze e un modulo di cucina, in Inghilterra, alcune parti di Londra eccezione, le abitazioni generale della classe operaia. Le strade sono generalmente asfaltate, ruvido, sporco, pieno di rifiuti vegetali e animali, senza fogne o canali di scolo, ma dotato di fallo, invece pozze stagnanti. Inoltre, la ventilazione è impedito dal male, confuso metodo di costruzione del quartiere intero, e dal momento che molti esseri umani qui vivono ammassati in un piccolo spazio, l'atmosfera che regna in questi quartieri operai può essere facilmente immaginato

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Qui vivono i più poveri tra i poveri, il peggiore lavoratori subordinati con i ladri e le vittime della prostituzione indiscriminatamente rannicchiati insieme, la maggior parte irlandese, o di origine irlandese, e quelli che non hanno ancora affondato nel vortice della rovina morale che li circonda, affondando ogni giorno più profonda, perdendo ogni giorno di più del loro potere di resistere all'influenza demoralizzante del bisogno, sporcizia, e dintorni male.
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Manchester [...] comprende quattrocentomila persone, piuttosto più che meno. La città stessa è costruita in modo singolare e si potrebbe abitarvi per anni e entrarvi e uscirne ogni giorno senza mai venire a contatto con un quartiere operaio o anche soltanto con operai, almeno fino a quando ci si limitasse a seguire i propri affari o ad andare a passeggio. E ciò deriva principalmente dal fatto che, per un tacito, inconsapevole accordo, come pure per una consapevole ed espressa intenzione, i quartieri operai sono nettamente separati dai quartieri destinati alla classe media, ovvero, dove ciò non è possibile, sono stati coperti con il manto della carità. Nel centro Manchester ha un quartiere commerciale abbastanza esteso, lungo circa mezzo miglio, e largo altrettanto, composto quasi esclusivamente di uffici e di magazzini (warehouses). In tutto il quartiere non vi sono quasi case d’abitazione, e di notte esso è deserto e solitario, e solamente i poliziotti di guardia con le loro lanterne cieche percorrono le sue strade anguste e buie. Questa zona è attraversata da alcune vie principali, sulle quali si affolla l’immenso traffico, e nelle quali il pianterreno delle case è occupato da eleganti negozi; qua e là in queste vie alcuni dei piani superiori sono abitati, e alla sera fino a tardi vi è una certa animazione. Ad eccezione del quartiere commerciale, tutta la vera Manchester, tutta Salford e Hulme, una parte notevole di Pendleton e Chorlton, due terzi di Ardwick e singole strisce di Cheetham Hill e di Broughton non sono che un unico quartiere operaio, che, simile ad una fascia larga in media un miglio e mezzo, cinge il quartiere commerciale. Fuori, oltre questa fascia, abita la media e alta borghesia. [...] Ma il più bello in tutto ciò è che questi ricchi aristocratici del denaro possono attraversare i quartieri operai seguendo la strada più diretta per arrivare ai loro uffici al centro della città, senza neppure accorgersi di passare accanto alla più sudicia miseria che si stende tutt’intorno. Infatti le strade principali che dalla Borsa conducono in tutte le direzioni fuori di città sono occupate ai due lati da una fila quasi ininterrotta di negozi, e si trovano così nelle mani della piccola e media borghesia, la quale se non altro per motivi di interesse mantiene e può mantenere un aspetto più decoroso e pulito. [...]
Dirò ancora che gli stabilimenti industriali sono disposti quasi tutti lungo il corso dei tre fiumi o dei diversi canali che si diramano per la città, e passo quindi direttamente a illustrare i quartieri operai. Ecco in primo luogo la città vecchia di Manchester, che si stende tra il margine settentrionale del quartiere commerciale e l’Irk. Qui le strade, anche le migliori, sono strette e tortuose, le case sporche, vecchie e cadenti, e l’aspetto delle strade laterali è assolutamente orribile. Giungendo a Long Millgate dalla Chiesa vecchia, si ha subito a destra una fila di case antiquate, nelle quali neppure uno solo dei muri frontali è rimasto diritto; sono i resti della vecchia Manchester pre-industriale, i cui antichi abitanti si sono trasferiti con i loro discendenti in quartieri meglio costruiti, lasciando le case, divenute per essi troppo misere, ad una razza di operai fortemente mescolata con sangue irlandese. Qui siamo realmente in un quartiere quasi dichiaratamente operaio, poiché anche i negozi e le osterie non si prendono la briga di apparire un po’ puliti. Ma questo non è ancor nulla a paragone delle viuzze e dei cortili che si stendono dietro di esse, e ai quali si arriva soltanto per mezzo di stretti passaggi coperti attraverso i quali non passano neppure due persone l’una accanto all’altra. È difficile immaginare la disordinata mescolanza delle case, che si fa beffe di ogni urbanistica razionale, l’ammassamento, per cui sono letteralmente addossate le une alle altre. E la colpa non è soltanto degli edifici sopravvissuti ai vecchi tempi di Manchester: in tempi più recenti la confusione è stata portata al massimo, poiché dovunque vi fosse un pezzetto di spazio tra le costruzioni dell’epoca precedente, si è continuato a costruire e a rappezzare, fino a togliere tra le case anche l’ultimo pollice di terra libera ancora suscettibile di essere utilizzata. [...]
In basso scorre, o meglio ristagna l’Irk, un fiume stretto, nerastro, puzzolente, pieno di immondizie e di rifiuti che riversa sulla riva destra, più piatta; con il tempo asciutto su questa riva resta una lunga fila di ripugnanti pozzanghere fangose, verdastre, dal cui fondo salgono continuamente alla superficie bolle di gas mefitici che diffondono un puzzo intollerabile anche per chi sta sul ponte, quaranta o cinquanta piedi sopra il livello dell’acqua. Per di più ad ogni passo il fiume si trova ostacolato da alti argini, dietro i quali si depositano e imputridiscono in grandi quantità il fango e i rifiuti. In capo al ponte, stanno grandi concerie, più sopra ancora tintorie, mulini per polverizzare ossa, e gasometri, i cui canali di scolo e rifiuti si riversano tutti nell’Irk, che raccoglie inoltre anche il contenuto delle attigue fognature e latrine. È facile immaginare, dunque, di quale natura siano i depositi che il fiume lascia dietro di sé. A piè del ponte si vedono le macerie, l’immondizia, il sudiciume e la rovina dei cortili che danno sulla ripida riva sinistra; una casa segue immediatamente l’altra, e, per l’inclinazione della riva se ne vede di ciascuna un pezzo: tutte nere di fumo, sgretolate, vecchie, con le intelaiature e i vetri delle finestre in pezzi. Lo sfondo è formato da vecchi stabilimenti industriali simili a caserme. Sulla riva destra, più pianeggiante, vi è una lunga serie di case e di fabbriche; già la seconda casa è diroccata, senza tetto, piena di macerie, e la terza è così bassa che il piano inferiore è inabitabile e quindi è sprovvisto di finestre e di porte. Lo sfondo è costituito qui dal cimitero dei poveri, dalle stazioni delle ferrovie di Liverpool e di Leeds, e dietro ad esse è la casa di correzione, la «Bastiglia della legge sui poveri» di Manchester, che come una cittadella guarda minacciosa dall’alto di una collina, dietro alte mura e merli, verso il quartiere operaio che si trova di fronte.